Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria) 28 dicembre 2011 - Cari amici buonasera, sono le ore 20:30 di un freddo mercoledì di fine mese.
Vi scrivo dalla mia Calabria, tanto bella quanto infelice, colpa di tutti: stato, regione, provincia, comuni, cittadini, i quali hanno resto invivibile una terra piena di risorse, piena di umanità e calore.
In questo periodo il calcio è sospeso per le festività natalizie ed io mi sento come un leone in gabbia, annoiato e sfaticato. Colgo l'occasione per leggere qualche libro come "la valigia dell'allenatore" o "la legge di attrazione", in sottofondo le notizie del telegiornale che non parlano altro di calcioscommesse, e mi dispiace che nell'ambiente che più mi piace, ci sia qualcosa di marcio.
Lo so, sto parlando di cose personali che non vi interessano molto, e allora per allietare la serata parlo di calcio, cercando, insieme a voi, di sfatare un tabù che va di moda in tutte le società di calcio: il bel gioco.
Innanzitutto io voglio vincere, se la mia squadra ha raggiunto l'obiettivo giocando bene mi fa solo piacere, se ha giocato male mi prendo i 3 punti e mi fa piacere lo stesso.
Tutto questo per dire che il bel gioco si può esprimere solo con una squadra dotata tecnicamente, dove i suoi elementi danno del tu al pallone, ma mi spiegate come si fa a giocare bene disponendo di elementi che non sanno stoppare nemmeno il pallone?
Questo è il concetto che va tramandato nel tempo, l'organizzazione di gioco non vuol dire giocare bene la palla, ma utilizzare delle situazioni specifiche per andare a fare gol: l'esempio può essere il lancio lungo per la punta che spizzica per il compagno e chiude il triangolo per l'attaccante che va in profondità, chiudete gli occhi e immaginate il primo gol di Milito nella finale di Champions League contro il Bayern Monaco: dopo un lancio lungo dalla difesa Milito spizzica la palla su Sneijder e va in profondità, l'olandese chiude immediatamente il triangolo e manda l'argentino davanti al portiere battendolo inesorabilmente.
Questo è un chiaro esempio di organizzazione di gioco, vista e prevista nei precedenti allenamenti, anche perchè l'Inter di Mourinho non giocava bene, non aveva gli elementi per giocare bene, non aveva ottimi palleggiatori, ma era inesorabilmente vincente.
Il bel gioco invece prevede azioni manovrate, pulite, transizioni veloci, cambi di gioco al millimetro, sovrapposizioni, dribbling, finte e controfinte, e chi è all'altezza di fare un gioco così? A grandi livelli in poche ci riescono, a bassi livelli inutile parlarne, ragion per cui dobbiamo concentrarci sull'organizzazione di gioco e non sul bel gioco.
Lasciate perdere i giudizi che arrivano dall'esterno, non abbiate timore di giocare palla lunga se il vostro centrocampo non ha le caratteristiche per sviluppare gioco, meglio una palla lunga da rincorrere che una palla persa a centrocampo.
Piuttosto se avete una squadra che rientra nella scuola calcio o settore giovanile, cercate di curare la tecnica di base e la tattica individuale in fase di possesso palla, sopratutto in allenamento, nelle partite non cercate l'ossessione al bel gioco perchè è il risultato positivo che fa aumentare l'autostima del ragazzo.
E ricordate che non esiste gioco se non esiste tecnica. Il tutto avendo ben presente che non è il collettivo di per sè che determina il valore della squadra, bensì la bravura dei singoli, perfettamente integrati tra loro, a definire il valore del collettivo. R.L.
